Una gnocca vestita

La gnocca voleva il cazzo

Elettra è una di quelle clienti che uno si sogna continuamente di avere: intraprendente, sempre alla ricerca di nuovi progetti e nuovi affari, e poi, anche pronta a lasciarsi guidare da un consulente esperto, senza fare storie e, soprattutto, aspettandosi sempre il meglio da parte nostra. Il tutto, mettendo sempre mano al portafogli senza fare storie, e ancora, avendo anche un minimo di riconoscenza per il lavoro svolto da noi, dimostrandoci tutto il suo apprezzamento.

Dopo averla conosciuta, il capo mi ha affidato il suo dossier senza troppi problemi, dicendomi di occuparmene con i guanti, di trattarla sempre con il massimo riguardo: e io non ho fatto fatica ad entrare in sintonia con questo spirito di lavoro, considerando anche il suo atteggiamento positivo: poi, avendo anche del tempo per parlare con lei, e condividere dei punti di vista interessanti su tante questioni, ho capito che ci saremmo potuti frequentare anche al di fuori del lavoro.

La cosa probabilmente non era troppo esaltante per il capo, ma non facendosi avanti nei miei confronti, ho continuato ad avere un atteggiamento libero e coinvolto in quel rapporto con una cliente che, con il tempo, è diventata anche qualcosa in più: e quando un paio di giorni fa l’ho portata a farci un bell’aperitivo insieme, di venerdì, mi sono reso conto di quanto tempo ho perso con colleghe stronze e abbastanza riluttanti ai piaceri della vita, che mi sono ricreduto davvero su tante cose.

Dopo aver concluso il nostro lavoro, infatti, siamo usciti senza perdere tempo per andare in un bar di mia conoscenza: e dopo un paio di bicchieri, ho capito che anche Elettra non riesce a restare inerme di fronte alle occasioni di divertimento e di piacere, e anzi, forse già un po’ brilla, mi ha pure invitato a cena con lei. Alla fine, sulla strada verso casa, le cose hanno preso la giusta piega (almeno per quanto desiderassi io) e finalmente mi sono potuto fare questa bella fighetta.

Era anche la migliore scopatrice che conoscessi

Quando siamo arrivati a casa sua, mi ha accolto felicemente in un ambiente molto bello: in quella casa, mi sembrava di intravvedere quelli che potevano essere i miei ambienti preferiti, tra il salotto con quell’arredamento così luminoso e moderno, e poi, anche i colori così vivaci. E dopo avermi offerto un bicchiere in balcone, Elettra mi ha fatto sedere alla tavola, parlandomi un po’ delle sue questioni personali, domandomi anche di me e di quello che facevo al di fuori del lavoro.

Le ho raccontato senza troppi scrupoli com’erano le mie giornate, considerando tutte le mie storie, e lei alla fine sorridendo mi disse che in realtà le sembrava la sua vita in fotocopia: tanto lavoro, poco divertimento fuori dell’ufficio, e soprattutto, tante storie morte sul nascere. E poi, guardandomi fisso negli occhi, mi ha detto che non le sarebbe dispiaciuto divertirsi un po’, perché ne aveva proprio bisogno, e non poteva davvero lasciarsi sfuggire un’occasione così preziosa per farlo.

Mi avvicinai a lei sempre di più, e poi, scattò il bacio: lei ne aveva troppa voglia, lo sentivo da come metteva passione in ciò che stava facendo, e poi mi stringeva a lei, cercando pure di levarmi la maglietta, e in pochi istanti iniziammo a spogliarci reciprocamente, per liberarci finalmente di tutti quei vestiti stretti. Quindi vidi le sue splendide tette di fronte a me, e poi, rimasta con quel perizoma sexy, arrivò il momento di sfilarle pure quello e infine di assaporare la sua bella fighetta.

Era un po’ pelosa, ma non eccessivamente, e quando iniziai a toccarla era già bella calda: quindi ci misi la mia lingua dentro, perché volevo proprio sentirla tutta mia, e iniziai a leccarla e a succhiarla, provocando in lei delle reazioni di piacere davvero irresistibili. Era bello vederla contorcersi davanti a me, con quelle espressioni di godimento, e io non potevo resistere all’idea che poi mi avrebbe dato sé stessa, con tutta la sua incredibile passionalità e voglia di trasgressione.

Leccavo e succhiavo quella magnifica figa, non potevo farne a meno, e già mi immaginavo come sarebbe stata brava a spompinarmi, perché la vedevo mordicchiarsi quelle labbra con desiderio, come se non resistesse all’idea di andare oltre, e in effetti, senza dirmi nulla, si distese verso il mio cazzo, e dopo avermi levato i boxer, se lo prese tra le labbra, baciandolo con desiderio, e poi facendomi avere un sussulto quando se lo fece entrare in bocca, facendolo scivolare tutto dentro di lei.

Era uno spettacolo unico, un momento di godimento senza pari, mentre eravamo alle prese con il nostro bel 69 intenso, in cui si sentiva mugolare e godere, ma la musica migliore era quella delle nostre labbra intente a stimolarci vicendevolmente: il momento era davvero incredibile, e sentendola ansimare sempre di più, mi resi conto di come voleva continuare ad assaporare quei preliminari, che ormai erano diventati qualche cosa di pazzescamente infuocato, con lei pronta a venire.

Elettra godeva, come una troia, e le piaceva incredibilmente sentirsi al centro di quelle attenzioni, perché per lei i preliminari erano davvero tutto: poi finalmente lei si lasciò andare, e mentre godeva e ansimava, continuava comunque di tanto in tanto a prendersi in bocca il cazzo, come se fosse qualcosa da venerare. Quindi se lo sfilò dalla bocca e, infine, venne gemendo come una troia che non poteva più trattenere dentro di sé quell’esplosione di piacere unica e travolgente.

Quindi dopo avermi spompinato per bene l’uccello, e avermi fatto diventare viola la cappella, lei si alzò e poi si sistemò tranquillamente sul tappeto a pecorina: e poi mi disse “dai, scopami da dietro, come una cagna: prendimi tutta e sfondami senza pietà” e io le dissi “sei la mia puttana, dimmelo che sei la mia puttana” e lei rispose “sono la tua puttana, lo voglio tutto in figa, dai, sbattimi fino a farmi mancare il respiro per quanto mi fai godere” e io lo spinsi tutto dentro di lei con voglia.

La sua figa bagnata faceva scorrere alla perfezione il mio cazzo dentro di lei, e più io spingevo, più lei godeva e ne voleva di più: era un momento di piacere troppo intenso, con il mio cazzo che la fotteva, io che la prendevo per la coda dei capelli, e lei che animalescamente godeva come una troia in calore, e mi diceva che ne voleva di più, perché non le bastava, e desiderava davvero godere oltre, aveva bisogno di più cazzo per sentirsi finalmente pronta a lasciarsi andare.

Io continuavo a spingere dentro con foga, mi piaceva di brutto, finché poi a un certo punto mi lasciai andare per davvero, sentendomi ormai pronto a venire, e glielo dissi apertamente “sto per venire, Elettra, dimmi che ti posso venire dentro, dai, dimmelo” e lei rispose “sì, vienimi dentro, fammi godere” e quindi poco dopo “ahhhhh siiii, veengoo, veenngooo, ohhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh sboooooooooooorrrrooooooooooooo, ahhhhhhhhhhhhhhhhhhhh” e le riempii la figa di quel piacere caldo.

Smisi di ansimare, pian piano, e poi tirai fuori il mio cazzo da quella meravigliosa figa, e voltandosi verso di me, lei mi disse “mi ha scopata come una troia, che bello, dai, andiamo avanti a farlo…”

Clienti così le vorrebbero tutti, e Andy davvero non sa quanto è fortunato: il suo racconto erotico sprizza gioia e godimento da tutte le parti.

Una gnocca vestita di pelle, di Andy di Torino

Prima edizione: Luglio 2016, by Atlantia Media.

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