La sua voglia di cazzo
Ogni volta che mi trovavo a bere il caffè nel suo bar, e me la ritrovavo di fronte come se una presenza immancabile, come se fosse l’opera d’arte più importante di un museo, quella troia di Carmela aveva sempre gli occhi pieni di luce, e quelle labbra rosse e carnose che non sembravano desiderare altro che un bel cazzo da succhiare: sculettando, poi, arrivava sempre a servirmi al tavolo come se fosse la migliore delle esperienze da assaporare durante ogni pausa.
Lei era di Napoli, e viveva ad Ostia ormai da un sacco di anni, considerando come aveva cambiato casa quando era bambina, andandosene a vivere con sua madre nella città di origine, mentre suo padre era rimasto giù: e quando faceva il caffè, sembrava che ci mettesse tutta la passione e l’amore di chi il caffè ce l’ha davvero nelle vene, non può farne a meno di gustarlo e di offrirlo con piacere a chiunque, condividendo quel momento unico di leggerezza con le persone attorno.
Carmela mi parlava un po’ di lei, ogni tanto, e mi raccontava di come cercava pure di studiare, oltre che a portare avanti il bar, perché il suo sogno era quello di riuscire a laurearsi, e di andare poi a lavorare in tutt’altro posto, perché lei voleva fare la biologa, piuttosto che la cameriera a vita. E parlandomi a quattr’occhi, mi confidava pure che, alla fine dei conti, non è che si divertisse nemmeno a stare sentire tante cazzate che un bel po’ di cazzari che frequentavano il bar raccontavano bene.
Tra tutti, mi disse, che ero il cliente meno rompicoglioni e anche il più affascinante: perché non le dicevo mai tanto di lei, e anzi, sembrava che mi divertissi a creare una sorta di mistero attorno a me, come se volessi che lei non potesse conoscere fino in fondo tutti i miei segreti, tutte quelle cose che la incuriosivano e facevano sì che volesse conoscermi meglio, per condividere con me un po’ delle sue idee e dei suoi pensieri sul mondo e sulle persone in genere.
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Che aveva una voglia incredibile di cazzo
Quindi ci sedemmo un attimo di fuori, in un momento di pausa, e si fermò al tavolino con me, raccontandomi un po’ quali erano le ultime cose che le erano capitate e, poi, dicendomi che mi vedeva davvero in forma ultimamente, e io, le dissi che andando in bicicletta avevo tutto il tempo per mantenermi in salute, e sentermi sempre fresco al punto giusto, senza lasciarmi andare: e mi invidiò per un istante, almeno a parole, per il fatto che potevo trascorrere del tempo a pedalare.
Poi le chiesi che programmi avesse per pranzo, se non avesse voglia di venire a mangiare con me, a gustarci un bel piattino di spaghetti allo scoglio: lei mi disse di sì, e poi, mi chiese se potessi accompagnarla un attimo a casa, perché il suo turno finiva proprio di lì a poco, e per andare a mangiare, voleva mettersi un po’ più comoda. Le dissi di sì, che saremmo tranquillamente potuti andare insieme prima da lei, e poi, allungarci verso il ristorantino sul mare che conoscevo bene.
Quella mattina, Carmela mi sembrava davvero allegra più del solito e, con quella bella maglietta che metteva ben in evidenza quelle belle poppe a balconcino, mi eccitava a non finire: sognavo di metterci il mio uccello caldo tra quelle tettone, e di farmi fare una bella spagnola da lei, e che poi, con la sua bocca, potesse anche continuare al meglio quell’opera piacevole, dimostrandomi come potesse essere davvero capace di dare il meglio con i suoi gesti e le sue fantasie da amante.
Una volta arrivati a casa sua, salii con lei: era una piccola abitazione, e quel giorno non c’era nessuno, e quindi mi fece entrare: e mentre si muoveva avanti e indietro per l’appartamento, svestendosi un po’ alla volta, mi mostrava anche quelle belle chiappe tonde fissate da quel perizoma meraviglioso, quasi come se fossero due perfette sfere, che io avevo modo di assaporare come se fossero il massimo che la vita potesse offrirmi in quel momento, un panorama unico.
Finché lei, facendo avanti e indietro, a un certo punto non mi spinse sul divano, con tanta forza, e poi, mi saltò sopra: aveva già le gambe divaricate, il perizoma un po’ bagnato, e quelle tettone che fuoriuscivano dal reggiseno, che poi si sfilò “dai, ciucciami le tette, lo so che ti piacciono, non te le farò solo guardare” e io mi presi in bocca quei meravigliosi capezzoli, e iniziai ad assaporarli tutti, facendola eccitare come una troietta, perché volevo sentirla davvero carica e piena di desiderio.
Poi, si sfilò il perizoma, e me lo passò sulla bocca “senti, ti piace la mia fessa? Dillo che ti piace” e poi, mi abbassai verso di lei, e finalmente potei leccarla: era davvero meravigliosa, la assaporavo, e non vedevo l’ora di farla tutta mia, di poterla fottere per bene, di sfogare tutto il mio desiderio dentro di lei, perché volevo proprio trombare, e non vedevo l’ora di farlo con una tipa come lei, così ricca di stimoli solo a guardarla, grazie ad un corpo pieno di pregi davvero introvabili.
Quindi le dissi “dai, fammi un pompino, e fammi una spagnola, ho proprio voglia delle tue tette” e Carmela mi succhiò piano piano la cappella, poi, se la infilò tra le tette, stringendole piano, e cominciando a massaggiarmi il cazzo con tanta delicatezza, una naturalezza che era davvero incredibile, mentre io godevo “oohhhhh sìììììì, ohhhhh che belloooooo” e lei mi guardava con quegli occhi languidi, dicendomi “ti piace, vero? Che bello vederti godere, dimmi che ti piace tantissimo.”
E io rivolgendomi a Carmela “ohhhhh sììììì, è divino questo massaggio, fammi venire con questa meravigliosa spagnola, dai, non ho bisogno di fotterti in figa per godere” e lei mi disse “come vuoi, ti faccio venire in bocca, dopo che con le mie tette ti faccio perdere la testa” e riprese quindi a muovere le sue poppe sul mio uccello, facendole girare attorno alla cappella, facendomi eccitare ancor di più, mentre il mio respiro si faceva più intenso, e io godevo ancor di più, perdendo la testa.
“ohhhhh, fammi venire, daiiiiii, ohhhhhhhhhhh” e Carmela continuava a muovere le sue tettone belle abbondanti, e poi, alla fine decise di andare di bocca “e adesso il tocco finale per conquistarti e farti toccare il cielo”, dopodiché, le sue labbra si serrarono dolcemente sulla mia cappella, e iniziarono a scivolare sul mio cazzo, su e giù, facendomi impazzire dal piacere, per quanto era brava a muoversi, e lo faceva con una passione che era davvero qualcosa di indicibile.
“ohhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh sìììììììììììììììììììììììììììììììììì, ohhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh, sborrrrrrrrrrrrrrooooooooooooooooo, ohhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh” e finalmente mi lasciai andare, tra le sue labbra, riempiendola di sborra, che schizzava un po’ sul naso, un po’ sul mento, e restando anche in parte sulla sua bocca. Poi mi guardò e mi disse “dillo che ti è piaciuta la mia spagnola e la mia bocca” e io “ohhhh, non esiste donna più brava e piena di passione di te, Carmela, sei divina.”
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Ecco Tony che non si trattiene e sborra bene su Carmela: e quanto si sarà divertita a prendersi il seme, da come racconta nella sua storia di sesso.
Aveva tanta voglia di cazzo, di Tony di Ostia
Prima edizione: Giugno 2016, by Atlantia Media.
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