Una gnocca

La gnocca tutta da sborrare

Da un po’ di tempo, in ufficio c’è un ambiente più piacevole grazie all’arrivo di Marisa, una nuova collega sudamericana che – con il suo spirito festaiolo – ci contagia tutti e ci fa venire voglia di essere più allegri. Poi però quando si tratta di sgobbare, non è seconda a nessuno come impegno, anche se spesso non riesce subito ad ottenere i risultati che vorrebbe, chiedendomi spesso una mano per riuscire a finire delle cose che altrimenti dovrebbe lasciare in sospeso per tempo.

L’altra sera è andata così: verso le 18.30 si è avvicinata alla mia scrivania e, mentre piano piano mi pregustavo l’idea di andarmene a fare un bell’aperitivo di lì a poco, mi sono ritrovato Marisa che implorava aiuto: di fronte alle sue richieste, alla fine, non ho potuto che dirle di sì, e mi sono avviato verso la sua scrivania. Gli altri pian piano ci salutavano tutti, e dicevano che ci saremmo visti di lì a poco al bar di sotto, per concederci davvero un bel break e lasciarci alle spalle la giornata.

Quando siamo rimasti soli, con lei di fronte allo schermo che non capiva come mai non funzionasse il sistema, le ho detto che era molto semplice: si era dimenticata di un paio di istruzioni perché finisse tutto. E di fronte alla semplicità con cui ho risolto il suo casino, Marisa mi ha abbracciato, mi ha detto che ero il migliore e, involontariamente, mi ha sfiorato le labbra e poi mi ha fatto arrivare le sue tette in bocca, come se volesse che io mi lasciassi andare.

Che ho sfondato prima dell’ape

Di fronte al suo corpo così provocante non ho potuto resistere, e in effetti, la mia lingua ha iniziato a leccarle quelle belle poppe grosse, mentre le mie mani si facevano ormai largo tra le sue mutandine, alla ricerca della meravigliosa fighetta, che io mi immaginavo già bella rasata, pronta a concedersi al mio bel cazzo voglioso. Dopo una lunga giornata, avevo davvero i coglioni pieni di sborra, e non vedevo l’ora di svuotarmeli in un modo piacevole: così gliel’ho detto proprio senza giri di parole.

“Dai Marisa fammi svuotare i coglioni nella tua figa, dimmi che me la dai” e lei guardandomi ridendo disse “la vuoi, allora te la do tutta”. Quindi si alzò, iniziò ad abbassarsi i pantaloni fino alle caviglie, levandosi le mutandine, e popi mi disse “ti piace la figa? Leccala!” e io no mi feci pregare: la sistemai sulla scrivania, a gambe divaricate, e mi dedicai a quella bella gnocca bagnata, leccandola tutta e cercando di succhiarle quelle belle labbra gonfie di desiderio, pronte a farsi sfondare da me.

Il cazzo mi era già diventato duro, ormai non vedevo che l’ora di spingerglielo dentro, di fottermela, e magari anche di venire abbastanza abbondantemente, sfogando tutto lo scazzo che avevo dentro di me. Quando le bastò di essersi fatta leccare per bene la gnocca, Marisa mi disse “dai, adesso scopala, prendila tutta e trombami” e si girò sulla scrivania, appoggiando i gomiti, dandomi quel bel culo abbondante e mostrandomi quella fighetta socchiusa che reclamava il suo cazzo.

Glielo appoggiai dentro e lo spinsi tutto subito: era talmente stretta che mi sembrava potesse essere una quindicenne, e infatti, le dissi com’era possibile che fosse così gnocca, e lei mi rispose “ehhh, io mi tengo in forma perché mi piace sentire gli uomini contenti quando trombano la mia figa” e io mi lasciai andare sempre più, sculacciandola rumorosamente, spingendola sempre più sotto i miei colpi forti e decisi, che erano ormai quelli di chi era pronto a venire abbondantemente.
“Sî, mi sto per svuotare i coglioni dentro di te, Mari, sei figa, sei strafiga, sei la mia troia, ahhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh siiiiiiiiiiiiiiiiiiiii” e con lei che giocava a sgrillettarsi la fighetta, mentre io finivo di spingerle dentro il cazzo sborrando, si concluse la nostra avventura di sesso in ufficio quel giovedî sera. Quindi ci rivestimmo, sistemammo un po’ per scendere al bar e, mentre andavamo, le dissi che era stato divino farlo con lei e che non avrei potuto aspettare molto per trombarmela di nuovo.

“Sono sempre qui Luciano, basta che mi sfondi per bene quando mi scopi e io sono contentissima” e sorrise come una troia. Poi arrivammo dai colleghi: non era passato tanto tempo, al massimo una decina di minuti, e ci accolsero per bere insieme qualche cosa di fresco…

Quanta voglia di sborra aveva la sua tipa? Luciano ce l’ha confidato in una storia di piacere erotico che non conosce davvero limiti.

Una gnocca tutta da sborrare, di Luciano di Milano

Prima edizione: Settembre 2016, by Atlantia Media.

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