Ho messo il mio cazzo tra le tette meravigliose di Sheila
C’era una cosa che, in sostanza, mi faceva innervosire particolarmente: l’appuntamento dal mio vecchio commercialista, considerando che nel suo studio c’era sempre e soltanto spazio per notizie detestabili sulle norme e le novità fiscali, che mi sembravano sempre più studiate per mandare in bestia le persone comuni che lavorano, creando difficoltà interpretative di ogni tipo e incertezze non di poco conto, che mi davano letteralmente sui nervi.
Dopo qualche mese, però, nello studio del mio commercialista arrivò una giovane socia, che con il passare del tempo decise poi di ritirare l’attività, perché lui si stava ritirando in pensione: inizialmente non mi sembrò poi molto interessante come tipa, anche se, devo ammettere che dopo esser rimasta da sola a gestire lo studio, si era letteralmente trasformata in qualche cosa di differente da come si presentava i primi tempi.
Sheila, questo è il nome della commercialista, iniziò a vestirsi in maniera un po’ più provocante, mettendo ben in evidenza le sue tettone abbondanti con camicette scollate al punto giusto, o ancora, con dei pantaloni abbastanza stretti da mettere in evidenza il suo bel culo, e farmi venire certe strane voglie da soddisfare in ufficio alle quali, prima o poi, non sarei riuscito a resistere soprattutto se fossi rimasto da solo con lei.
L’occasione si presentò un venerdì pomeriggio, perché mi presentai in studio verso le 17, giacché avevo un paio di cose da portarle per riuscire ad aggiornare la contabilità ed un paio di aspetti che riguardavano le questioni fiscali: Sheila era lì, sorridente e felice, con quel bel paio di tettone tenute a fatica nella camicetta, e quel paio di pantaloni stretti al punto giusto attorno al culo per farla diventare una donna sorprendentemente figa.
∞
Un bel pomeriggio in studio con Sheila
Le feci i miei complimenti per come aveva abbinato i vestiti e gli accessori, al che, Sheila un po’ arrossì, e mi guardò soddisfatta, sorridendo e ringraziandomi della cortesia: mi disse che quel venerdì sera era veramente molto stanca, considerando anche come aveva avuto da fare tantissimo negli ultimi giorni, e che non vedeva l’ora di partire in vacanza per rompere un po’ con la routine e dimenticarsi lo stress del lavoro.
La guardai, le dissi che anch’io ero veramente stanco e non vedevo l’ora di rilassarmi, e per tutta risposta, sorridendo di nuovo, mi disse che avevamo qualche cosa in comune: e io replicai con un sorriso, avvicinandomi a lei, sempre di più, e lasciandomi prendere dall’istinto, mettendomi a limonare con lei sulla scrivania, così di impulso, mentre lei mi stringeva sempre di più e voleva che andassimo oltre proprio nel suo studio.
Era talmente su di giri, che si spogliò in pochi istanti, e io feci altrettanto, ritrovandomi seduto sulla sua poltrona di commercialista: lei si inginocchiò davanti a me, e disse che sarebbe stata la mia troia, desiderosa com’era di essere trombata senza alcuna pietà e di essere finalmente un po’ sottomessa, stanca di avere un ruolo così attivo e dominante nella vita di tutti i giorni in compagnia dei suoi clienti, che non le offrivano grandi soddisfazioni.
Con il mio cazzo ormai in bocca, spompinandolo a dovere per solleticare i miei desideri e le mie voglie più profonde, Sheila iniziò anche a toccarsi la figa con il suo indice destro, e mi pregò di iniziare a masturbarla, senza alcun ritegno, e trattandola come una schiava, perché quello voleva essere, una donna pronta a prenderlo bene senza pensare ad altro, perché desiderava assaporare il gusto del sesso spinto in ufficio lì con me.
Me lo feci spompinare per un po’, dopodiché, le dissi di mettersi a gattoni di fronte a me, a pecorina, sul pavimento: Sheila non perse tempo e mi disse che non vedeva l’ora di sentire il mio cazzo dentro di lei, e che avrebbe voluto che la sfondassi anche in culo, dove non aveva mai assaporato il piacere del sesso fino a quel momento, considerandolo come la conquista ultima del piacere che non voleva assaporare se non con qualcuno di tosto.
Si allargò la figa e lo misi dentro: iniziai a trombarla subito con grinta, senza perdere tempo, e spingendolo sempre più dentro, con lei che ormai era troppo eccitata per controllarsi, e iniziava a gemere rumorosamente, incitandomi a darci dentro di più: continuai a trombarla sempre più velocemente, finché, mi venne voglia di culo e, dopo aver rallentato un po’ con il ritmo, le ho messo il pollice nell’ano, iniziando ad allargarlo con decisione.
Sheila non poté resistere a lungo a queste mie provocazioni, e allungando le mani sul suo culo, si allargò il buco tirando le chiappe: di fronte a me, vide quello che prometteva essere il posticino più caldo e godurioso che conoscessi per il mio cazzo, al che, infilai lentamente la mia cappella là dentro, assaporando sin dai primi istanti il desiderio di un sesso a dir poco emozionante e coinvolgente, con sensazioni uniche.
Mi lasciai guidare dall’istinto e, sentendo Sheila sempre più prossima all’orgasmo, mentre continuavo a masturbarle la figa e le scopavo il culo, ho incrementato il ritmo della scopata anale, sentendola ululare e, nello stesso tempo, venendole anch’io dentro quel meraviglioso culo sfondato, che non vedevo l’ora di possedere di nuovo, da tanto mi era piaciuto fotterlo in quell’indimenticabile venerdì nel suo studio…
∞
Se tutti avessero una commercialista così, probabilmente pagare le tasse potrebbe risultare un po’ meno odioso: e a leggere il racconto erotico di Massimo, ci si può fare bene un’idea di quanto sia porca questa gnocca.
Tra le tette di quella gnocca di Sheila, di Massimo di Milano.
Prima edizione: maggio 2015, by Atlantia Media.
© copyright MMXV by Atlantia Media. Tutti i diritti riservati