Sedevo alla tavola

Quando mi sedevo alla tavola volevo mangiare solo la sua figa

Poteva sembrare una normalissima cena alla quale ero stato invitato da amici comuni e dai cugini di Sara, e invece, quella di giovedì scorso è stata una vera e propria occasione per spassarmela allegramente con lei, proprio mentre di sotto gli ospiti continuavano a mangiare come se nulla fosse, nemmeno impensieriti un po’ del fatto che noi fossimo andati con una scusa in bagno e in cucina, ritrovandoci poi nel letto di lei.

La festa imperversava, di sotto, e poco dopo esser giunto alla casa, ero già in attesa di capire che cosa avremmo fatto quella sera per divertirci tutti in compagnia, magari lasciandoci andare in qualche cantata in compagnia, oppure, qualche altra piacevole attività.

Mi accolsero subito con un calice, praticamente arrivai e sulla porta già c’era aria di festa, la giusta atmosfera per lasciarsi alle spalle lo scazzo di una giornata in ufficio, una di quelle che sembrava non dover terminare mai, soprattutto a causa dei telefonate e delle email che continuavano ad arrivare.

Ad accogliermi c’erano Andrea e Fabio, come del resto anche la loro cugina Sara, che mi sembrava già ben brilla, probabilmente perché già si era lasciata andare con gli alcoolici, e voleva divertirsi senza freni, condividendo con tutti gli altri quello spirito di trasgressione che, di lì a poco, mi avrebbe ben dimostrato la natura desiderosa di sballo di questa splendida ragazza, sempre simpatica e poi così provocante con i suoi gesti e i suoi sguardi, e quei modi di fare che suggerivano quanto lei potesse desiderare lasciarsi andare con parole e fantasie imperdibili.

Mentre la grigliata entrava sempre più nel vivo, con Andrea che si dava da fare a preparare la roba da mangiare, Fabio nel frattempo versava alcoolici e distribuiva stuzzichini per rompere un po’ la fame, e nel frattempo, aveva messo un po’ di musica in sottofondo per creare l’ambiente giusto, mentre c’erano anche Alessandro e Martina, che insieme contribuivano a dare quel tocco di allegria in più con le loro storie sempre divertenti.

Sara si sedette di fianco a me, e prese a scherzare sin da subito, dimostrandomi tutta la sua simpatia e, soprattutto, anche quanto le piacesse stare in compagnia, non perdendo tempo neppure un istante per coinvolgermi nelle sue battute, raccontando storie che mi vedevano protagonista di vicende al limite dell’assurdo, proprio a dimostrazione di come io fossi sempre presente nelle giornate di tutti loro, condividendo momenti indimenticabili.

Dopo aver preso qualcosa da bere con me, mentre gli altri parlavano tra di loro e, di tanto in tanto, venivano a coinvolgerci nelle loro discussioni, anche con il pretesto di scherzare tutti insieme, Sara si dava da fare a preparare cose da mangiare, andando avanti e indietro dalla cucina, portando piccoli snack ed altre ghiottonerie per completare la tavola, per condividere insieme qualcosa di gustoso per quella sera.

Io guardavo sempre con una certa curiosità il suo modo di fare, perché mi piaceva assistere alle sue attività, e poi, perché non mi dispiaceva neppure far correre il mio occhio sul suo culo, immaginandomi come avrei potuto schiaffeggiarlo per bene in quella serata: e c’erano tutte le premesse perché ciò potesse accadere, anche perché Sara si era messa un paio di leggings davvero irrestibili perché non potessi allungare la mano.

Quando Sara tornò di nuovo in cucina per andare a preparare altre cose, io ne approfittai per andarmene al bagno, salendo le scale con lei e guardandola per bene sculettare: e fischiettando per richiamare la sua attenzione, lei si voltò e rise di gusto, dicendomi “che fai, mi guardi il culo e fischi pure?” e io “e perché non dovrei farlo, con un panorama come questo” e Sara a quel punto arrossì e trovò una scusa per ridere con me.

Lei era compiaciuta di tanta spavalderia

“Hai capito il furbetto? Mi segue, mi guarda il culo, e fischia pure” mentre io ridendo con lei le appoggiai una mano sulla spalla, e l’altra, la passai proprio sulle sue chiappe, a mo’ di mano morta, con Sara che mi disse “ah, ora mi tocchi pure il culo?” e si lasciò andare in una risata, approvando il gesto, e per contro girandosi verso di me, mi sfiorò le labbra con le sue, e mi disse “mmmmm, stasera ho idea che succede qualcosa.”

Mentre saliva gli ultimi gradini con me, la vedevo sempre più presa da quella situazione, soprattutto quando la mia mano passò anche davanti, e si fermò sui suoi leggings in corrispondenza della fighetta, accarezzando e palpeggiando: in quell’istante si accese di una voglia irrefrenabile, e mi disse “dai, mettimi sul tavolo della cucina e scopami qui, senza pensare a nient’altro: chi se ne frega se qualcuno ci becca…”

Dopo aver chiuso la porta, lei mi disse “solo una sveltina, però, anche perché sono già abbastanza eccitata e penso che verrò subito” e io le risposi “anche a me è già abbastanza duro”: quindi si sistemò con le mani sul tavolo, e dandomi le spalle, divaricò le gambe quanto bastava per prenderlo dietro. Le abbassai i leggings, diedi una bella palpata al culo, e poi levandole il perizoma in pizzo, le leccai per un istante la figa.

Sara iniziò subito a gemere, e poi, lo volle dentro “dai, non perdere tempo, dammelo tutto, ho proprio voglia di sentirlo” e con la sua figa pelosa, attese per un istante il cazzo: lo tirai fuori e lo lasciai scorrere sulle sue labbra, e poi, lo infilai tutto dentro, sentendomelo ben fottuto in quella magnifica figa bagnata e calda, che già sembrava pronta a regalare emozioni infinite, soprattutto perché avevo già la cappella in fiamme e vogliosa di godimento.

Le spinsi il cazzo dentro, avanti e indietro, mentre le schiaffeggiavo il culo, e Sara già era su di giri, eccitandosi e gemendo, desiderando sempre più di essere trapanata a dovere dal mio cazzo: non mi feci pregare per nulla, e aumentai il ritmo, sentendola ansimare dal piacere, morsicandosi le labbra come se non volesse gridare dal godimento, e poi, tutto d’un tratto si lasciò andare in un gemito lungo, e la vidi sciogliersi di piacere.

Quella strafiga era venuta, mentre a me mancava poco: spinsi sempre più forte il cazzo dentro di lei, e poco prima di venire, lo tirai fuori e glielo misi in bocca, continuando a scoparla in quella magnifica bocca, finché le scaricai tutta la sborra dentro, mentre lei la ingoiava e mi guardava con quell’aria soddisfatta, quell’espressione da vera gnocca cui piaceva trasgredire, mentre si alzava perizoma e leggings e si ricomponeva.

Finì di lucidarmi il cazzo con la lingua, e dopo, mi sistemai nuovamente. Dopo aver bevuto un bicchiere insieme, sistemato un paio di cose, tornammo quindi con due vassoi alla tavola in giardino: non erano passati più di cinque minuti, e tutti nel frattempo erano intenti a parlare, cucinare e scherzare…

Tony sedeva alla tavola di fronte a Sara: e quando si alzò per andare al bagno, fu proprio il momento clou, quello che segnò il punto di non ritorno e che gli fece venire voglia di vivere un’avventura perfetta per diventare un racconto erotico pieno di passione.

Sedevo alla tavola e non vedevo l’ora di farmela, di Tony di Milano

Prima edizione: Aprile 2017, by Atlantia Media.

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