Ogni volta che la vedevo, me lo sentivo diventare duro nei pantaloni. Succedeva sempre, e non sapevo come tenermi a freno: non so se Andrea se ne sia mai accorto, ma sua sorella Jenny ha sempre avuto questo effetto su di me. Giovane ed allegra, piena di vita e desiderosa di prendere la vita nel modo giusto, questa ragazza dalle mille idee mi prendeva sul serio. Con quel suo modo di vestirsi irresistibile, tramite il quale si mostrava in tutto il suo splendore, non c’era proprio modo di resistere a quel fascino, almeno per me: e lei ne era indubbiamente compiaciuta.
Dopo le prime volte che ci siamo incontrati anche con Andrea, con il tempo, ho fatto l’abitudine a vederla pure in sua assenza: eppure, non c’era alcun tipo di malizia in ciò. Ci si incontrava, così anche per caso, magari per delle conoscenze comuni: si trascorreva un po’ di tempo insieme, a parlare di tutto e di più, ma non si finiva mai per consumare qualcosa insieme. Jenny, da questo punto di vista, sembrava quasi come bloccata da qualcosa: forse l’amicizia con suo fratello, le imponeva di non concedersi proprio a me, credendo che potesse essere qualcosa di sbagliato.
Tutto ciò è andato avanti in questo modo per un po’ di tempo, finché, un giorno lei ha preso la decisione di non tenersi a freno: e quel magico momento, si manifestò questa settimana, mentre ero in garage a sistemare la mia moto. Stavo armeggiando tra gli attrezzi, cercando un paio di chiavi per sistemare alcuni piccoli problemini della mia due ruote, quando ad un certo punto sentii qualcuno chiamarmi dalla porta. Sulle prime, non mi accorsi che si trattava di Jenny: poi quando realizzai che era la sua voce, sentii un brivido corrermi lungo la schiena e mi si raddrizzò.
Nei jeans c’era la presenza di quel bel cazzone duro, e in quella posizione, evidentemente lei non poteva non vedermi con il mio uccello in tiro. Jenny entrò e mi salutò, sorridente e incuriosita da ciò che c’era nel garage: alla vista della moto, mi fece alcune domande, presa quasi da una curiosità morbosa. Ad ogni risposta annuiva, con quel suo sguardo rapito dalla voglia forse di fare altro. Io la assecondavo, mi piaceva farle da cicerone mentre era lì con me in garage, e già immaginavo come sarebbe andata a finire tra di noi: ma era ancora tutto soltanto nella mia mente.
Jenny sembrò accorgersi del mio fantasticare, forse perché le sembravo non completamente concentrato su ciò che mi stava dicendo: mi guardò sorridendo, ed a un certo punto, quando proprio si accorse del mio vaneggiare, mi disse “Mauro, ma ce la fai?” e si mise proprio a ridere di gusto. A quel punto la guardai, e le dissi “Jenny, se sei così figa e irresistibile, non posso proprio farci nulla… Ti guardo e non riesco a non pensare a quanto mi piaci…” e quelle parole fecero letteralmente breccia dentro di lei, lasciandola senza una risposta da darmi in quel preciso istante.
Mi fissò, si avvicinò a me, e a quel punto le nostre labbra si sfiorarono piano, piano e poi più forte. Ci stavamo baciando, in garage, giocando a stimolarci con le nostre lingue vogliose: era un momento meraviglioso, davvero unico, perché mi trasmetteva tutta una passionalità che mi intrigava. A quel punto mi disse di chiudere la porta del garage, e lo feci immediatamente: in pochi istanti, ci abbandonammo alla nostra voglia di piacere. Eravamo sul divanetto, in preda a mille stimoli, mentre ci toccavamo insistentemente da tutte le parti con un desiderio irrefrenabile.
Ormai non potevamo più resistere oltre, e in effetti, cominciammo a spogliarci. Levammo le scarpe lanciandole, e poi, ci spogliammo in pochissimi istanti: eravamo già nudi, e a quel punto, la sollevai di peso e la portai sulle mie spalle. Jenny si eccitò, con un gridolino tra il divertito e lo spavento, e poi, si lasciò andare a me. Presi a baciarla proprio nella sua intimità, a leccarle quella bella figa rasata, e la sentii subito eccitarsi: gemeva presa dal godimento, voleva le mie attenzioni, e desiderava che la provocassi con la mia bocca focosa e vogliosa, senza trattenermi.
Capii quanto le piaceva quella situazione e non mi tirai indietro: presi a solleticare le sue voglie in un turbinio di sensazioni, ascoltai la sua eccitazione, e mi feci prendere pure io da quella situazione. Mi piaceva saperla in preda alle mie attenzioni, e desideravo spingermi oltre, farle perdere la testa. Lei lo voleva, gemeva e si contorceva sul divano, non desiderava altro che raggiungere il piacere: e io ne assecondavo le voglie, stimolandola senza tregua, e giocando con le mie mani a farle toccare il settimo cielo. Mi muovevo ormai tra il suo culo e la sua figa.
Jenny prese a gemere sempre più forte, a respirare in modo affannato, perché ormai il suo piacere era incontrollabile. Voleva raggiungere il massimo, non poteva fare a meno di concedersi, e iniziò ad incitarmi “oh si, oh si, oh si, così, si, leccamela, oh si, oh si, siiiii” e godeva ad ogni leccata o tocco con le dita. “Dio vengo, vengo, oh si, oh si, sii, Dio, ohhhhhhhhhhh” e si lasciò andare in un orgasmo esplosivo che risuonò in quel garage come un uragano, bagnandosi tutta e facendomi oltremodo eccitare, spingendomi a desiderare di averla tutta per me, su quel divanetto.
Lei prese a toccarmi il cazzo, ormai già bello duro e bagnato, e qualche istante dopo sentii le sue labbra e quella bocca calda su di me. Mi stimolava delicatamente, e poi, passava le sue dita fatate su di me. Ero ormai in preda al godimento più intenso, sapevo che non sarei riuscito a stare lontano da lei molto a lungo. E infatti ad un certo punto le dissi “Jenny, ti voglio, ti voglio tutta per me” e lei, levandosi il cazzo, mi disse “dai, scopami tutta, sono tutta tua…” e si mise a pecorina sul divano, davanti a me, mostrandomi quel bel culo e quella figa perfettamente rasata.
Presi il mio cazzone voglioso tra le mani, e lo strofinai sulle sue grandi labbra, eccitato come non mai e desideroso di darci dentro. Qualche istante dopo, incominciai a spingerlo nella sua meravigliosa fighetta, e mi sentii accolto in quella meravigliosa fessura umida e calda. Spingevo il mio membro dentro di lei, mi piaceva da morire, e la sentivo gemere di nuovo. Jenny godeva di nuovo, con me, ed io non potevo trattenere il mio desiderio, ansimando pure io di piacere. Piano piano sentii il godimento farsi sempre più intenso, stantuffando sempre più forte.
Spingevo il mio cazzo dentro di lei, le schiaffeggiavo le chiappe e mi godevo quello spettacolo di piacere: Jenny era ormai in preda al piacere più estremo, e mi stava incitando di nuovo, gridolando “oh si, oh si, oh siiiiii, dai scopami, fottimi, ohhhh, spingilo dentro tuttoooo ahhhhh siiii ohhhhh siiiii” e si lasciava andare a gemiti sempre più insistenti e provocanti, che non mi davano tregua. Me la scopavo con un’intensità unica, la volevo tutta, e non potevo fare a meno di assaporare la sua voglia di arrivare ancora una volta: e il mio cazzone stantuffava impietoso e voglioso.
Ormai ero in preda al piacere e non riuscivo più a fermarmi, perché desideravo averla tutta per me: la guardai di nuovo, ci baciammo, mentre spingevo sempre più forte, ed eravamo entrambi su di giri. Mi sentii sempre più preso, Jenny era venuta di nuovo bagnandosi incredibilmente, e dopo qualche istante il mio cazzo si lasciò andare in una clamorosa sborrata abbondante, che la riempì tutta quanta facendomi sentire beato, svuotato di tutta quella carica di vita che ormai era diventata anche la sua, quella di una gnocca vogliosa che sapeva esattamente come godere.
Mi appoggiai su Jenny, riprendendo il fiato, e la strinsi a me: la baciai ed accarezzai, le feci capire quanto mi piaceva, e restammo in quella posizione per un po’, riprendendo fiato. “Ti è piaciuto farlo con me?” e io le dissi “è stato divino, Jenny: voglio stare con te” e lei mi guardò sorridendo, stringendomi a lei, abbracciandomi e baciandomi. Era il suo modo di dirmi di sì…
In garage con Jenny, di Mauro di Milano
Prima edizione: marzo 2020, by Atlantia Media.
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