Mi son fatto finalmente la vicina di casa, una troia senza pudore

Ogni volta che arrivavo a casa la sera, dopo una lunga giornata in giro per lavoro, prima di entrare nel mio appartamento – sulla porta – mi soffermavo e, sogghignando tra me e me, mi domandavo se la mia vicina fosse già all’opera con qualcuno incontrato in giro: ogni volta la sentivo trombare, godere intensamente implorando il suo partner di turno di metterglielo dentro tutto, o ancora, di farsi sborrare in faccia o anche in culo.

Quando l’ha vista un pomeriggio, incontrandola per caso sul pianerottolo, un po’ mi veniva da sorridere e, guardandola in faccia, mi son accorto di quanto fosse una di quelle donne che non poteva fare a meno di avere un cazzo tra le mani, la bocca, la figa e il culo, e perché no, anche tra quelle bellissime tette, che sembravano perfette per far certi giochetti con il mio uccello, che puntualmente mi si gonfiava a dovere nei pantaloni.

Questa tipa, Marina, aveva sempre un piglio tra il divertito e l’irriverente ogni volta che mi vedeva passare davanti a lei: quasi come se sapesse che io sentivo e, magari, che sfottesse perché si aspettava che, prima o poi, mi facessi avanti. Pensava che mi facessi qualche bella sega mentre la sentivo trombare, e in effetti, un paio di volte questo l’ho fatto, registrando anche l’audio delle sue performance veramente eccitanti e focose.

Quindi un venerdì sera, mentre tornavo a casa stanco dopo una lunga giornata tra lavoro e ufficio, salendo con l’ascensore, me la trovai quasi davanti alla porta di casa e, uscendo, la urtai toccandole il culo con la mia mano sinistra: ce l’aveva bello sodo, e in effetti, mi aveva fatto venire una gran voglia di arraffarlo e di trombarlo, e senza pensarci, forse perché la ritenevo una troia senza speranze, strinsi la mia mano sulla sua chiappa con desiderio.

Me l’ha data finalmente

Si voltò di scatto, e quando vide che ero io, mi domandò cosa stessi facendo e se ero fuori di testa: sulle prime mi scusai, quasi balbettando, perché pensavo potesse finire male. Quindi rise di gusto, mi guardò, si passò la lingua tra le labbra, e disse che stava scherzando, dandomi pure una pacca sul cazzo, dicendomi che questa sera era sola e che, finalmente, gliel’avrei potuto mettere in figa e in culo, perché ci sarebbe stata con me senza storie.

La guardai con un’aria divertente e presa dalle sue parole, evidentemente, considerando come mi fece l’occhiolino e mi trascinò dentro casa: mi svestì subito appena alla porta, e subito dopo, mi levò le scarpe e tutto il resto: in pochi istanti, mi trovai praticamente nudo in casa sua, con lei che saltellava allegramente e, di tanto in tanto, si fermava e strusciava il suo culo sul mio cazzo, per farmelo diventare duro e provocarmi.

La cosa continuò per un po’, con lei che girava tra i locali, in una sorta di inseguimento infuocato, dove lei voleva a tutti i costi dominare la situazione, e lo sapeva che mi faceva perdere la testa, vedendo quelle belle tette ballare, e quel culetto sodo che di lì a poco sarebbe stato a dovere penetrato dal mio cazzo, voglioso di essere fottuto e di regalarmi finalmente un po’ di pace dopo tutto lo stress e la fatica di una settimana piena di impegni.

Presi quindi Marina in braccio, e la lanciai praticamente sul divano, perché ne avevo veramente troppo di questo corteggiamento infinito: glielo misi in mano e quindi, le scivolò in bocca, mentre iniziava a succhiarlo tutto, e poi, con la mano me lo segava intrappolando la cappella tra le sue labbra, in un massaggio che mi stava facendo già impazzire e faceva venire voglia di liberare tutto ciò che mi stagnava nei coglioni da tempo.

Mentre continuava a spompinarmi, perché lo voleva tutto in bocca e, di tanto in tanto con le pause nel suo succhiare e leccare me lo diceva che voleva le venissi in bocca, la guardavo e vedevo il suo modo incredibilmente eccitante di spendersi tutta nel fare sesso orale: si vedeva quanto era coinvolta in quello che faceva, e si lasciava anche spingere la testa, perché volevo che lo prendesse tutto e mi facesse venire in quel modo eccitantissimo.

Quindi prese a spompinarlo su e giù con una intensità mai vista, e mentre venivo nella sua bocca, si è tenuta tutta la sborra, per poi sollevarsi e far colare dalle sue labbra tutto il mio seme sulla cappella, per dimostrarmi quanto era troia: la feci sdraiare, e iniziai a leccarle a dovere quella meravigliosa figa, di tanto in tanto puntando anche al suo culo, mentre il mio cazzo si riprendeva dal godimento ed era pronto per altro.

Dopo averla fatta venire con quel meraviglioso sesso orale, le spinsi dentro il mio uccello, che ormai era pronto a resistere per un bel po’, e iniziai ad alternare tra davanti e dietro, godendo ogni volta sempre di più nel sentire la mia cappella farsi strada dentro di lei: dopo circa un buon quarto d’ora di godimento, con lei che ansimava sempre di più, mentre l’avevo nel suo culo, mi lasciai andare e le diedi una seconda sborrata.

A quel punto, esausta, con il culo rotto si abbandonò sul letto all’ansimare, e mi disse che non ne poteva più: io avevo ancora voglia di lei, e glielo dissi… se lo prese in bocca e continuò il suo lavoro da dove l’aveva lasciato in sospeso…

Che belle quelle vicine che non si fanno alcuno scrupolo e, quando trombano, godono ansimando: Ivan a questo proposito ci ha inviato il racconto erotico della sua avventura avvincente…

La vicina troia che scopava rumorosamente, di Ivan di Trieste.

Prima edizione: ottobre 2015, by Atlantia Media.

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