Ho dato il mio cazzo a quella modaiola

Quando andavo a trovare Paolo, nel suo studio c’era sempre la sua segretaria, Ilaria, che ogni volta mi accoglieva con un sorriso piacevole, guardandomi con quella sua espressione un po’ da gattamorta che, però, finiva pure per piacermi – e non poco: poi lavorava e, mentre il suo capo si preparava ad accogliermi, di tanto in tanto scambiava pure qualche parola con me, che nell’attesa mi annoiavo un po’.

Però quando ho iniziato ad allungare un po’ gli occhi su quelle belle tettone prosperose, un po’ alla volta, la mia noia è venuta meno e, anzi, mi auguravo che il amico mi facesse attendere un po’ di più, cosicché potessi rifarmi un po’ gli occhi su quel davanzale bello sano, che tanto mi faceva fantasticare, soprattutto per quello che avrei fatto con le mie mani, la mia lingua e il mio cazzo a quelle tette abbondanti.

Senza dire altro, poi, mi avvicinai al bancone per proporre a questa simpatica ragazza di bere un caffè con me, facendo una breve pausa: dopo aver chiesto a Paolo se non avesse avuto bisogno di lei nei prossimi cinque minuti, lei girò attorno alla scrivania e mi fece compagnia alla macchinetta del caffè, parlando con me di tante cose che avrebbe dovuto fare in quei giorni di fuoco in azienda.

Lavorava bene di bocca e di figa

Così, mentre stavamo finendo di bere il caffè insieme, Paolo uscì dal suo ufficio e disse, scusandosi, che sarebbe dovuto andare via per una questione urgente per circa un’ora, e quindi, mi pregò di ritornare più tardi per discutere di quelle questioni importanti: si avviò in modo sbrigativo, senza tardare oltre, e quindi io rimasi per un attimo a sistemarmi la giacca e due cose, prima di uscire e andarmene.

Ma mentre proprio mi stavo apprestando a ripartire, Ilaria si avvicinò a me, e mi disse se non volevo restare ad aspettarlo lì in ufficio: a lei non avrei dato fastidio, io non avrei perso tempo muovendomi con l’auto, e d’altro canto, avrei potuto continuare a lavorare attraverso il mio tablet e il wi-fi, senza preoccuparmi di nulla, e anzi, tenendoci un po’ di compagnia tra una cosa e l’altra, chiacchierando insieme.

Accettai la proposta e, quindi, mi accomodai all’angolo del bancone, mentre lei continuava a lavorare alla sua scrivania: a un certo punto, mentre ero assorto nelle mie letture, Ilaria mi raggiunse furtivamente da sotto il banco, e allungò la sua mano sulle mie palle. La sorpresa mi fece saltare letteralmente per l’aria, ma anche in modo piacevole, perché l’idea di farmi toccare da lei mi piaceva.

Mi slacciò in pochi istanti i pantaloni, quindi tirò fuori il mio cazzo, e con la lingua prese a farlo roteare dentro la sua bocca in modo vorticoso, provocandomi e invogliandomi a fare di più: quindi me lo afferrai alla base, e poi, glielo orientai dentro la bocca, per farlo andare tutto dentro, perché volevo lei lo succhiasse tutto, come una troia vogliosa, facendomi provare momenti di estremo piacere.

Di tanto in tanto, allungavo l’orecchio per essere certo che non arrivasse nessuno, anche se la porta dello studio era chiusa: e mentre lei mi spompinava, io già stavo afferrando la sua bella tettona, giocandoci con tanto desiderio, finché lei si sfilò tutto e avvolse il mio cazzo con quel bel seno, in un caldo e delicato abbraccio che mi stava già regalando delle indimenticabili e profondissime sensazioni.

Poi mi disse che voleva andare oltre, che non si sarebbe fermata a queste piccole fantasie: quindi si abbassò i leggings, e si sedette su di me, dandomi le spalle, iniziando a muoversi in modo deciso e piacevole su di me, ondeggiando il bacino, mentre io continuavo a farle un ditalino, sentendola eccitarsi a più non posso per quelle sensazioni che provava, tra il cazzo che la sfondava e il clitoride che la provocava.

Continuammo a trombare in quella posizione per qualche minuto, con lei che sbatteva rumorosamente le sue chiappe sulle mie gambe, io che mi eccitavo, lei che mugolava, e quindi, io che continuavo a torturarle quel clitoride, perché volevo che quello fosse per lei un indimenticabile orgasmo in ufficio, una di quelle esperienze che mai – e poi mai – avrebbe potuto dimenticare di avere nella vita.

Sentii il mio cazzo cedere lentamente sotto le sue spinte, e lei, allungando i suoi gemiti e rilassandosi le gambe, ma sentendola spingere con determinazione nello stesso tempo, si lasciò andare in un bell’orgasmo rumoroso, di quelli da incorniciare e ricordare a lungo, mentre mi diceva di venire, perché non ce la faceva più a montarmi sul cazzo, e io, la sbattevo rumorosamente su di me.

Poco dopo, a forza di spingerla sul mio uccello di fuoco, finalmente, sentii le prime contrazioni della prostata e, infine, si preparò un indimenticabile orgasmo: ebbi giusto il tempo di tirar fuori il cazzo, e lei di voltarsi, perché le arrivò una calda e abbondante sborrata in faccia. Ilaria scoppiò a ridere, e mi disse che quella doveva essere soltanto la prima delle tante (mie) sborrate che voleva prendersi sul volto…

Antonello si è divertito per bene con la sua amica modaiola in cerca di godimento: e voi vi siete gustati la sua storia di sesso spinto?

La modaiola che non disdegnava il cazzo, di Antonello di La Spezia.

Prima edizione: febbraio 2016, by Atlantia Media.

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