Il mio cazzo me lo montava divinamente soltanto lei

Quando ci siamo incontrati la prima volta con Amelia, non ho potuto resistere al suo fascino: mi guardava con quei suoi occhioni scuri, quasi neri, e aveva un’espressione a cavallo tra la gatta morta e la fighetta pronta a lasciarsi conquistare in ogni momento. però, qualcosa mi pareva fin troppo fermo nel suo modo di porsi verso di me, quasi come se potesse essere impossibile che da un momento all’altro si abbandonasse alle mie lusinghe.

Talvolta beveva, poi faceva un po’ pure la scema, ma mai al punto giusto per finalmente potermela trombare a dovere e vedere quanto fosse troia: Amelia mi sembrava come impuntata lì, a provocare e a giocare, come se sapesse di fare colpo e di potersi prendere gioco di me all’infinito, perché sarei sempre stato al suo gioco, scemo com’ero e imbambolato, seguendola con gli occhi ad ogni suo movimento per quanto mi piaceva.

Poi una sera, l’occasione per andare un po’ più a fondo nella conoscenza si presentò: aveva messo una gonna e dei collant trasparenti al punto giusto, perfetti per osservarle le gambe e sbavare, pensando a come sarebbe stato bello giocarci a succhiarle e a stringerle tra le mie mani, per farmi una indimenticabile trombata con questa troietta capace di sculettare con quell’aria innocente, per provocare senza arrivare mai al dunque.

La più troia a letto

Eppure, quella sera qualcosa accadde: lei bevve più del normale, era proprio piena, e alla nostra festa insieme a casa di Luca, da un certo momento si sedette in poltrona. Le girava la testa e mi guardava perplessa, poi a un certo punto, si è quindi rivolta verso di me con il suo sguardo da puttanella che lo voleva, e io ero altrettanto brillo al punto giusto, perché a un certo punto la portai in una camera e, dopo aver chiuso la porta, lo tirai fuori.

Ce l’avevo già abbastanza duro e lungo, pronto ad essere fottuto dal suo culetto e Amelia se ne accorse subito: strusciando le sue chiappe su di me, quindi sollevandosi la gonnella e abbassandosi gli slip, iniziò a sfregare le sue grandi labbra sulla mia cappella, e mi disse che voleva farlo subito, una sveltina veloce, perché nessuno si sarebbe dovuto accorgere della nostra assenza, soprattutto le sue amiche sceme.

Mi inumidii il mio indice sinistro, e glielo passai sulla fighetta, per prepararla alla penetrazione: si eccitò subito e, quando finalmente il mio cazzo caldo fu dentro, si lasciò andare in sospiri e gemiti prolungati, godendo come una troietta, e dicendomi che dovevo spingere più forte, perché lo voleva tutto e soprattutto perché voleva venire durante la trombata, dovendo io durare abbastanza da farla eccitare e magari anche squirtare.

La guardai come se avesse detto qualcosa di sacro: l’idea che potesse squirtare mentre me la trombavo, mi mise letteralmente le ali, e iniziai a spingere forte, godendo per quanto la sua fighetta stretta si teneva dentro il mio bell’uccello, e nello stesso tempo, per quanto era ben lubrificata se lo lasciava scorrere dentro tutto, fino in fondo, facendomi eccitare sempre di più e farmi desiderare di fare una bella trombata ancor più intensa.

Spingevo la mia cappella ormai in fiamme dentro di lei, e la cosa mi faceva eccitare, al punto che non riuscivo quasi più a trattenermi spinta dopo spinta, e per fortuna, mentre la sgrillettavo, si eccitava da morire pure lei, con il risultato che quando mi partì la sborrata dentro di lei, i suoi gemiti si fecero più intensi e, a forza di sgrillettare, venne profondamente facendo pure una leggera squirtata, facendomi perdere la testa.

La guardai, limonammo, e le dissi dopo che la sua squirtata mi fece impazzire: per tutta risposta, mi disse che l’avrebbe fatta più grossa se avessimo scopato di nuovo, ma non così… Ritornammo quindi alla festa, e nessuno si accorse di noi e della nostra assenza: bevemmo a non finire, quasi per festeggiare la nostra trombata indimenticabile.

Michele si è lasciato andare, la sua trombamica pure: ed ecco nascere una storia di sesso che non si può perdere per alcuna ragione al mondo.

 

Come montava lei nessun’altra era provocante allo stesso modo, di Michele di Roma.

Prima edizione: novembre 2015, by Atlantia Media.

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