Con il suo cazzo tra le gambe ci sentivamo liberi nel bosco
Io ed Angelo siamo due veri spiriti liberi: ci piace la natura e molto spesso facciamo lunghe passeggiata nel bosco che si trova non molto lontano da qua, concedendoci un po’ di relax dall’ambiente pesantemente inquinato della città. Oggi, però, voglio raccontarvi di un’altra eccitante esperienza che ho vissuto proprio con il mio amante prediletto, quello che scopa meglio di tutti e con cui mi sto vedendo molto spesso.
Ci trovavamo in un boschetto assai fitto, con tanti alberi alti e diversi punti in cui i sentieri si diramavano per condurre in angoli differenti della montagnetta e passeggiando durante quella mattinata – saranno state quasi le 13:00 del pomeriggio – ci siamo accorti che non c’era molta gente ed anzi, a parte noi, non si vedeva nessuno. Di tanto in tanto, passava qualcuno con la bicicletta, lo sentivamo visto che un altro sentiero superiore al nostro conduceva proprio sulla pista tanto amata dai possessori di bici.
Così, presi dalla voglia, lui mi ha spinta verso un albero e mi ha chiesto di farlo lì, proprio in quel momento, perché i miei leggings neri che stringevano il mio culo gli avevano fatto diventare il cazzo duro. Insomma, non sapeva contenersi e, quindi, mi ha quasi implorato mettendomi il cazzo in mano di spompinarglielo per bene. Quindi, abbassò i suoi pantaloni da ginnastica, appoggiandosi alla corteggia di un albero, ed io gli afferrai il pisello tra le mie labbra. Iniziai quindi a succhiare leggermente la sua punta già umida e, successivamente, ingoia tutto di colpo il suo pene.
Lo sentivo, era già caldo, pulsava ardentemente e non desiderava altro che esser risucchiato nella mia bocca e, perché no, anche nella mia figa (visto che me l’aveva chiesto poco prima). Dunque, dopo averglielo spompinato un po’ con la bocca, mi fermò e mi fece mettere di spalle a lui, con il viso rivolto dietro ad un albero.
Eccitante e godurioso: ecco il momento del piacere
In quell’angolo cieco dove ci trovavamo noi, si continuavano a sentire le frenate delle biciclette sovrastanti sull’altro sentiero, ma non ci fermammo lo stesso, visto che gli alberi fitti coprivano con il loro fogliamo la vista dell’alto. Quindi, mi calò delicatamente i leggings, scostò il mio perizoma verde petrolio e mi poggiò il suo cazzo umido sulle chiappe, facendolo scorrere poi delicatamente verso il buco della mia figa.
A quel punto, appoggiai le mani sull’albero, per angolarmi meglio di posizione, e lo sentii penetrare di colpo nella mia passera, tutto insieme, senza alcun avvertimento, tant’è vero che emisi subito un gemito. A quel punto, Angelo, non si fece pregare ed iniziò a sbattermi per bene, reggendosi contro i mie fianchi e facendomi oscillare per ogni spinta che infliggeva al mio corpo.
Lo sentivo sfondarmi dentro, allargare il buco della mia figa sempre di più ad ogni colpo, e di tanto in tanto provava anche a darmi qualche pacca sul culo, poiché amava vedere cambiare il colore delle mie chiappe. Non contento, però, mi fece inchinare ancora un po’ di più ed afferrando i miei seni coperti diede dei colpi ancor di più ben assestati.
Oramai lo sentivo che era pronto a venire dentro di me, il suo pene si ingrossava sempre di più e le pareti della mia figa avvertivano quei tipici spasmi che si manifestano proprio quando il suo cazzo spruzza la sborra. Così, non appena stava per venire, tolse il suo pisello dalla mia figa ed innaffiò direttamente il prato che giaceva ai suoi piedi.
Io non contenta, vedendo che non arrivava nessuno, gli ho detto:
-Be, tutto qua? Pensavo che volessi fare qualcosa di più!
-Tipo?
-Stupiscimi tu!
Allora si inchinò ed immerse la sua faccia tra le mie gambe, iniziando a leccare il mio clitoride infiammato dal piacere che si era avviato con la penetrazione del suo pene. Sentivo la sua barba pungere le mie labbra, ma allo stesso tempo godevo come un animale per ogni mossa che faceva con quella lingua. Lo sentivo perlustrare ogni angolo della mia figa, come se non la conoscesse già e, ogni tanto, si fermava per risucchiare in quella caverna il mio clitoride, come se volesse staccarmelo dal piacere che provava nel vedermi godere.
Proseguì ancora per un minuto, sino a quando non inizia a sentire le mie gambe cedere per il piacere ed il mio fiato si fece più intenso e ritmato.
-aaaaah, sì! Di più, di più…aaaaah!
E fu così che anche io avevo riempito di piacere il mio spirito libertino…Al prossimo racconto!
∞
Quanta passione nel racconto erotico di Miluna, un’amante che davvero non può fare a meno del cazzo: e noi ci complimentiamo ancora una volta con lei!
Spiriti libertini nel bosco con il suo cazzo tra le gambe, Miluna di Como.
Prima edizione: maggio 2017, by Atlantia Media.
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