Non ho mai vissuto questo anno e mezzo all’insegna dell’angoscia. Nonostante le notizie e il finimondo attorno a me, non ho mai ceduto alla tentazione di rinunciare alla mia vita: non ne ho mai intravisto effettivamente un valido motivo per farlo.
Così, anche quest’estate, ho sempre desiderato la vita: come quando mi è capitata questa avventura clamorosa.
Mi trovavo a Milano per caso, quel martedì di inizio agosto. Le ferie non ancora fatte, mi guardavo attorno alla ricerca di qualche destinazione interessante. Non avevo ancora idea di quale tipo di vacanza concedermi quest’anno. Davanti la vetrina di un’agenzia viaggi, c’erano delle ragazze che confabulavano tra di loro: una diceva alle altre che sarebbe andata a San Vito Lo Capo. Tendevo l’orecchio curioso, perché già avevo sentito parlare di quella località sicula. L’entusiasmo di quelle giovani mi stava contagiando, insieme ad una certa eccitazione che, di colpo, me lo fece diventare duro.
Che cosa mi aveva tanto stimolato in quel momento? Semplicemente il fatto che una di quelle ragazze avesse l’iPad in mano guardando un sito dove pubblicare degli annunci di incontri con escort, che stava visitando con nonchalance.
La fighetta – e sapeva bene di esserlo – aveva un vestitino che lasciava ben poco spazio alla fantasia. Due gambe splendide, abbronzate al punto giusto, come i suoi piedi: e le unghie avevano uno smalto rosso bello intenso. I lineamenti mediterranei, tradivano la sua origine siciliana: un po’ come il suo accento, quando la sentii parlare.
Una di loro la chiamò per nome, come per ricordarle che erano lì tutte insieme, per decidere dove andare. «Fede, ma ci sei o ci fai?! Stiamo guardando dove andare in vacanza: perché non dici la tua?!» Ma la ragazza continuava a guardare il sito, incurante delle parole dell’amica. Un’altra si unì al coro, dicendo «Fedeeeeee, ancora stai su Internet?? Dai, che vogliamo andare da qualche parte…» A quel punto, Federica rispose «Va bene, lo sapete che per me va bene qualunque posto… Ma San Vito lo conosco come le mie tasche!! Perché non scegliete un’altra parte?!»
Le tre amiche, a quel punto, le lanciarono una pernacchia in coro.
Quindi, aggiunsero «Allora va bene se andiamo in Puglia?!» Fede annuì, e poi sorrise magicamente. La ragazza aveva la testa altrove, ma io non sapevo se loro fossero al corrente di dove navigasse in quei momenti sul web. Quando la prima amica le si avvicinò e le chiese se avesse completato «quella procedura» allora mi fu chiaro che sapeva benissimo tutto quanto. Anche le altre, in realtà, non potevano essere ignare di tutto ciò. Infatti, a un certo punto, una disse «con quel sito, alla fine, ci paghiamo anche delle belle vacanze…» Dietro quell’apparrenza di comuni ragazze con una vita normalissima, in realtà, si nascondeva lo stesso segreto.
Un gruppo di gnocche che avevano capito come vivere la vita, senza rimorsi né troppi moralismi: semplicemente, prendendone tutto il succo e l’essenza. Andavano da una città all’altra, non si fermavano mai. Non si facevano neppure troppe paranoie sugli uomini. Mentre già fantasticavano su quello che avrebbero fatto nel Salento, immaginando anche di trovare qualche bel fighetto da sbattersi, parlavano di un paio di incontri recenti.
Tra l’industriale che cornificava regolarmente la moglie, il commercialista che ne aveva piene le palle della segretaria e della sua compagna, non mancavano davvero le storie intriganti. Io ascoltavo discretamente, non senza un certo filo di invidia per tutti quei fortunati che, alla fine, avevano assaporato le loro fantasie.
Poi dissero in coro di quella volta che si divertirono tutte insieme con un avvocato, che ne aveva talmente tanta da riempire a turno le loro facce. Ad occhi aperti, sognavo le loro bocche focose e carnose deliziare a turno le mie voglie. Immaginavo le labbra sfiorarmi la cappella, poi ritrarsi, per solleticarmi altrove. Pensavo a quanto i colpetti delle loro lingue proprio sotto la mia punta mi avrebbero fatto trasalire. Oppure, immaginavo le loro piccole – ma esperte mani – afferrarmi la mazza e tenerla bella dritta mentre la lavoravano sapientemente per farmi esplodere. Tutto questo lo facevo osservandole di tanto in tanto, mentre nei pantaloni mi si stava già indurendo considerevolmente.
Sapevo che, prima o poi, qualcuna di loro avrebbe notato il rigonfiamento. Se soltanto si fosse voltata a guardare…
Il mio desiderio finì per avverarsi. Proprio Federica, infatti, mentre continuavano a narrare delle loro avventure, si girò per vedere se qualcuno stesse ascoltando. Vide il mio volto, forse con un’espressione fin troppo paradisiaca per non essere al corrente di tutte le loro fantastiche gesta. Fede, a quel punto, mi guardò e disse «Non ci badare a tutte queste supercazzole, sono tutte fantasie… Vanterie e storie che non hanno né capo né coda» La guardai sorridendo ed esclamai: «in questa giungla, ne succedono di cose anche ben più spinte e incredibili…» poi aggiunsi «bisogna anche ammettere che è molto facile perdere la testa con delle bellezze come voi» E lei ringraziò ridendo.
Me lo sentivo duro e umido, probabilmente perché desideravo che una di quelle «fantasie si trasformasse in una solida realtà», come recitava una pubblicità in TV.
Vidi che i miei pantaloni chiari di lino avevano un punto bagnato, proprio in corrispondenza del mio arnese. Il dettaglio non passò inosservato anche a Fede, che si mise una mano sulla bocca e, poi, mi guardò e rise di gusto, esclamando: «sogni o realtà, vedo bene che le nostre storie sono state apprezzate» e poi disse «certo, tu saresti sicuramente un personaggio perfetto per il sogno di una trombata di mezz’estate…» disse senza mezzi termini. Quelle parole mi fecero trasalire, anche perché avevo un debole per le bellezze mediterranee.
Non mi lasciai sfuggire l’occasione e le dissi «se vuoi, posso trasformarmi nel prossimo protagonista delle fantastiche novelle notturne» con un ghigno soddisfatto. Fede sorrise e poi aggiunse divertita «non male come proposta, però…» e mi lasciò sospeso. «però…» le domandai. E lei continuò «però…no, niente» e io di nuovo «no, come niente?! Dai, dimmi qual è la condizione…» e lei «no, no… non si può» e io «dai, non ci resto male» e lei «dovresti dirmi che…»
E proprio in quel momento, una doccia fredda mi cadde addosso. Mi svegliai di colpo, sul sedile del FrecciaRossa. Era il bigliettaio. Evidentemente tutta la stanchezza accumulata negli ultimi tempi a causa dello stress e il lavoro, mi aveva fatto crollare e sognare davvero di godermi le fantasie di un gruppo di ragazze disinibite al punto giusto…
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Sogno di una trombata di mezz’estate, di Luca di Varese
Prima edizione: agosto 2021, by Atlantia Media.
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Complimenti per la storia: è davvero intrigante!!!🌶🌶🌶
Anche a me è capitata una cosa simile, e anche più di una volta…mi è diventato duro e non sapevo piu come nasconderlo! aiuuuutoooooooooo!!