Ho scopato per bene quella fighetta

Dopo tanto studio, sia Giuly che io non avevamo voglia di fare altro che rilassarci un po’ al mare, perché eravamo troppo presi dai nostri impegni, anche perché la fine della settimana si avvicinava sempre di più e, ormai a poche ore dal week-end, non è che potessimo cambiare le sorti del mondo con i libri in mano: così, anziché andare in biblioteca, quel venerdì pomeriggio decidemmo di allungarci per il mare, perché non potevamo rinunciare al richiamo della bella stagione.

Così dopo essere saliti in auto, abbiamo iniziato a scherzare e a ridere come dei matti, perché eravamo praticamente fusi dallo studio: e mentre eravamo sulla strada per raggiungere il mare, a un certo punto, continuando a fissare le gambe di Giuly, iniziai ad eccitarmi e il mio cazzo mi cresceva nei pantaloni, sporgendo in modo visibile, finché lei se ne accorse e mi chiese perché mi stesse tirando l’uccello, considerando che non era nuda davanti a me con la figa fuori.

Per tutta risposta, liberai il cazzo dai miei pantaloni, e lei, vedendolo già così bello duro, si allungò verso di me e me lo masturbò con la sua mano, dopodiché, si abbassò con la testa e se lo fece scivolare in bocca, succhiandomelo leggermente: Giuly mi faceva già impazzire in quel momento con quei suoi gesti così semplici e delicati, e già pensavo a quanto potesse essere troia nel trombarmi, quanto mi avrebbe fatto godere se me l’avesse data.

Non mi toccò aspettare a lungo per sapere come sarebbe andata a finire: ci fermammo in uno spiazzo, un po’ appartato, e quindi scendemmo dalla macchina con un asciugamano: messo per terra, mi sdraiai sopra, e poi lei si avvicinò a me, restando in piedi, mettendomi la figa in faccia. Me la spinse contro, facendomela finire sul naso e la bocca, dicendomi che dovevo leccarla, perché se no non mi avrebbe mai scopato nemmeno per sogno, perché la sua figa era degna della mia lingua.

E così mi strinse la testa a lei, forte, mentre io infilavo la mia lingua dentro e la volevo sempre di più, succhiando e leccando senza controllo, sentendola sempre più eccitata, mentre si lubrificava sempre di più ed era ormai quasi pronta per essere trombata: ma Giuly voleva di più, e mi spingeva il clitoride sulla lingua, e mi diceva di succhiarlo, ordinandomelo come una vera mistress che non voleva cedere in alcun modo, perché voleva avere un orgasmo esplosivo in quel modo.

Io ero ormai sottomesso ai suoi voleri e, restando al suo gioco, la feci arrivare pian piano, in un climax di godimento in cui lei alla fine esplose sfogando il suo piacere ad alta voce, con un gemito lungo, e respirando in modo affannato, per quanto aveva goduto: quindi mi guardò, mi disse che aveva goduto abbastanza, e che era ora di ripartire verso il mare, perché altrimenti si sarebbe fatto troppo tardi, e lei aveva voglia di fare il bagno, piuttosto che di prendersi il mio cazzo in figa.

A quel punto la guardai, le dissi che era la mia puttana, e che doveva assolutamente scoparmi il cazzo: mi spinse per terra, e quindi, appoggiando i suoi piedi all’altezza delle mie spalle, e appoggiandosi sui palmi della mano rovesciandoli, si abbassò pian piano fino a farselo entrare in figa, e cominciò a fare delle flessioni al contrario, scopandomi prima piano piano, in cima, e poi andando sempre più dentro, facendomi assaporare tutto il piacere di quel modo di stimolarmi il cazzo.

La cosa mi piaceva da morire, mi faceva impazzire, e difatti, di tanto in tanto le schiaffeggiavo le natiche e le dicevo che volevo che mi trombasse di più: per tutta risposta, si sollevava e sfilava il cazzo, e poi mi diceva di prenderlo in mano e tenerlo dritto come un bastone, riappoggiandosi sopra e fottendomelo di colpo, in un modo piuttosto selvaggio che mi faceva eccitare a non finire, spingendomi a volerla sempre di più, a desiderare la sua figa bagnata sul mio uccello.

Continuò a scoparmi così, iniziando a dirmi che non ce la faceva più, e quando sarei venuto, perché non poteva resistere in quella posizione: così, le dissi che avremmo potuto cambiare tranquillamente, che poteva fottermi mettendosi sopra, ma appoggiando le ginocchia per terra, alla cowgirl. Si mise al contrario, dandomi quel culo magnifico, e se lo lasciò entrare tutto, per poi risalire piano piano e scendere di colpo, facendomi trasalire ad ogni penetrazione del mio cazzo in fiamme.

Andò avanti per un po’, dicendomi perché non venissi, e che era ora che sborrassi, così accelerò di colpo saltellando su e giù velocemente, perché non ne poteva più di scoparmi: mi lasciai andare, assaporando tutta la sua foga nel trombarmi, e poco dopo sborrai dentro di lei, che esclamò soddisfatta “finalmente sei venuto, cazzo!! Non ne potevo più di scoparti, mi brucia la figa!!”. E quindi si alzò, e si passò un fazzoletto per raccogliere la sborra che lentamente colava fuori da lei.

Io restai sdraiato un attimo, perché mi aveva davvero trombato divinamente e non ne potevo più: quindi venne lì e mi tirò per il braccio da terra, dicendomi che avevo avuto una buona resistenza, e l’avevo fatta venire due volte, anche se non l’avevo sentita godere la seconda. Mi guardò, ridendo, e mi disse che dovevo conoscere ancora tante cose segrete di lei…

Ancora una volta le gambe di una gnocca diventano protagoniste della scena: in questo caso sono quelle di Giuly, veramente splendide, che Adriano ha celebrato in maniera indimenticabile nel suo racconto di sesso amatoriale.

Giuly la fighetta dalle gambe meravigliose, di Adriano di Ferrara.

Prima edizione: gennaio 2016, by Atlantia Media.

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