Quel mattino con quella troia di Sara

Quel martedì mattina, ero a casa perché mi ero concesso una giornata di libero, tenendo chiuso il negozio, giacché non avevo alcuna voglia di restare a bottega: stavo facendo colazione, piuttosto presto, quando ad un certo punto è suonato il telefono, e dall’altra parte del capo, c’era nientemeno che un mio amico, Antonio, che mi chiedeva una mano per risolvere un piccolo problema che si era presentato a casa sua, a causa di un guasto ad un interruttore della luce.

Inizialmente ero un po’ scazzato, e sinceramente, non è che avessi proprio tutta questa grande voglia di andare a mettere mano al suo impianto elettrico: quando gli ho chiesto se ci saremmo poi visti a casa sua, in realtà, mi disse che avrebbe lasciato la chiave nella cassetta o, ancora, che avrei trovato a casa sua sorella, che siccome era libera, poteva aspettarmi per evitare qualunque tipo di sorpresa, contando anche sul fatto che il lavoro poteva durare davvero parecchio.

Quindi Antonio mi ringraziò e, infine, mi promise che ci saremmo probabilmente rivisti la stessa sera, perché voleva organizzare una piccola serata in compagnia: io gli dissi che ci sarei stato, e quindi, mi disse che verso le 9.30 avrei trovato la porta aperta, per iniziare a dare un’occhiata al suo problema. Non perdetti tempo e, quindi, radunai i miei strumenti, e mi avviai verso casa di Antonio, pensando a quale potesse essere il casino successo nel suo impianto elettrico.

… Che è diventata una goduria unica

Una volta giunto alla sua abitazione, poco dopo aver suonato, sulla porta ho trovato Sara che stava praticamente rincasando: aveva appena finito il suo turno e, in effetti, mi sembrava un po’ stanca, anche era sempre vivace e simpatica, soprattutto quando avevamo modo di scambiare quattro chiacchiere insieme, ridendo un po’ delle cose più assurde del mondo, e della nostra compagnia, perché trovavamo sempre una buona ragione per divertirci sempre in una qualche maniera.

Quel giorno, Sara mi guidò in giro per la casa alla ricerca dei punti da controllare, e mentre io lavoravo, era lì che osservava e mi chiedeva che cosa potesse esserci di rotto: le spiegai che, probabilmente, si era danneggiata la molla di un deviatore, o ancora, che qualche invertitore probabilmente con il passare del tempo non funzionava più correttamente, quindi, poteva dar luogo a qualche problematica su quel piano, dove appunto Antonio lamentava dei disservizi fastidiosi.

Le dissi di restare a darmi una mano, e a guardare quello che stavo facendo, così avrebbe capito pure lei dove poteva trovarsi il danno: e mentre mi muovevo, qua e là tra le prese, gli interruttori e i deviatori, a un certo punto mi soffermai su una scatoletta, per la quale dovetti mettermi su un fianco per riuscire a farmi strada, aprirla, e controllare esattamente ciò che stava succedendo, e così, proprio di fronte a me, per un istante vidi quella bella fighetta di Sara, da una prospettiva insolita.

Si era soffermata a guardare un ripiano, lì di fronte, e io ero al punto giusto per poter ammirare le sue belle chiappe, da una parte, e pure lo spacco della sua fighetta: aveva infatti un bel paio di leggings che metteva ben in evidenza il cameltoe, e alla sola vista di quella meravigliosa fighetta, ebbi un sussulto, e mi si indurì, perché già sognavo di trombarmela, magari proprio quella stessa mattina tra un lavoro e l’altro a casa loro.

Sara mi guardava perplessa, perché non capiva che cosa potesse essere successo in quella scatola, e allora, le dissi di dare un’occhiata lei stessa, perché la natura di tutto il casino si trovava proprio in quel punto: senza pensarci due volte, la vidi inginocchiarsi e quindi, allargare le gambe come se si stesse mettendo a pecorina per prenderlo dentro, e nel frattempo, la sua fighetta era proprio lì, davanti a me, che spingeva su quei leggings come se volesse uscire per farsi toccare.

Quindi mentre Sara era in quella posizione anomala, io mi inchinai e con un colpo deciso, la afferrai per le chiappe e misi la mia faccia sopra i leggings all’altezza della figa, mordicchiandola: lei trasalì, ma poi, anziché dirmi di smettere, mi invogliò a continuare, anche se fingeva di dimenarsi, come per liberarsi da quella posizione: così potei abbassarle finalmente quei leggings fin dietro le ginocchia, insieme con quel meraviglioso perizoma color bronzo, e iniziai a toccarla con decisione.

Sara gemeva, e mi diceva che ero uno stronzo, perché l’avevo presa alla sprovvista: ma io iniziai a leccarla, con voglia, immergendo la mia faccia nella sua figa, perché la volevo sentire tutta su di me, ero talmente preso da quel desiderio che spingevo la mia lingua dentro, e leccavo voglioso, mentre nello stesso tempo il cazzo mi diventava duro, e la voglia di farmela lì, su quel pianerottolo, diventò davvero qualche cosa di irresistibile, perché nel frattempo lei iniziava a bagnarsi.

Quindi mi disse che potevamo continuare in un modo diverso, ma siccome a me piaceva di brutto, finsi di non sentirla e andai avanti a leccarle la figa, voglioso, perché fosse finalmente pronta a regalarmi tutta la sua porcaggine: quindi, lei si lasciò fare oltre, e mentre la mia lingua e le mie dita guadagnavano la sua figa, iniziò a gemere, a godere per davvero, e ad incitarmi a non fermarmi, perché quel giorno lo voleva dentro, e voleva sentire tutta la mia voglia di figa.

Usai la mia lingua per leccarla tutta, e quindi, sotto la mia pressione continua, Sara si lasciò andare e venne, bagnandosi tutta, essendo ormai pronta a farsi sfondare per bene da dietro, su quel bel pianerottolo: a quel punto, però, le dissi che volevo farlo in sala, magari sul tappeto, perché sarebbe stata sicuramente la soluzione migliore per godere insieme senza massacrarci le ginocchia, anche perché lei ormai non ne poteva più di stare in quella posizione ad attendere il mio cazzo.

Mi fece sdraiare, e poi, mi si mise a lato, e si chinò sul mio cazzo, succhiandomelo lentamente e con passione, con una dolcezza che mai prima d’ora mi era capitato di vedere in una tipa: ero già in estasi con quei preliminari, il cazzo mi scoppiava, e speravo di non venirle subito in bocca in quel modo, perché sarebbe stato davvero troppo, una delusione unica non riuscire a scopare e a sentire la sua bella figa calda su di me, muoversi come una vera cavallerizza di razza.

Prima che però potessi davvero venire, Sara smise di succhiarmelo e, quindi, si sedette sopra di me, montandomi prima da davanti e poi da dietro, con tutta la sua passione, e nel giro di poco più di un minuto, con quei suoi movimenti divini, mi fece finalmente venire, liberando tutta la mia sborra calda ed abbondante… Se ne prese un po’ con il dito indice, se lo succhiò, e quindi mi guardò con i suoi occhi vogliosi, dicendomi che le era piaciuto trombare dopo aver finito il turno…

Quando viene voglia di godere, bisogna fare come Patrizio: lasciarsi andare ed approfittarne, perché i treni passano una volta sola, e i racconti erotici così eccitanti sono rari.

Un bel mattino in compagnia di quella troia di Sara, di Patrizio di Mantova.

Prima edizione: aprile 2016, by Atlantia Media.

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