Marco mi toccava bene e mi faceva eccitare
Molto spesso io e Marco facevamo lunghi giri per la città, per cercare di vendere porta a porta alcune delle cose che avevamo con noi. Insomma, uno di quei lavori che non ti invoglia certamente a continuare – visto tutte le parolacce o gentilezze da parte degli interlocutori – ma era senz’altro un modo come un altro per sopravvivere e cercare di portare a casa la pagnotta.
Io ed il mio collega, quindi, ci ritrovavamo spesso in coppia, visto che eravamo in grado di lavorare abbastanza bene e, ogni tanto il capo ci mandava pure fuori Roma per cercare di ottenere qualche riscontro in più. La nostra strategia era la solita, scegliere i palazzi più popolosi, così da entrare in uno e trascorrere almeno un po’ di tempo, senza fare avanti ed indietro per i quartieri.
Quel giorno, però, eravamo entrati in un palazzo da 8 piani e, quindi, avevamo preso l’ascensore come di consueto, ma qualcosa andò storto (almeno in parte). Lo stesso, difatti, si bloccò a mezzo piano e, dopo aver squillato per un paio di volte la campanella d’allarme, sentimmo un signore dirci che aveva chiamato il tecnico per farci uscire dall’ascensore e che avremmo dovuto pazientare per almeno 20-30 minuti (tempistiche normalissime qui a Roma). Così, dopo averlo ringraziato, ci sedemmo all’interno del vano ed iniziamo a parlare del più del meno, capendo pure che oramai quella giornata di lavoro era saltata, così come tutti i piani di piazzare il set di pentole alla prima vecchietta che avremmo incontrato.
Dopo soli 5 minuti di attesa, Marco iniziò a farmi una serie di domande personali, tipo se fossi fidanzata, se ero di Roma o se venivo da fuori. Insomma, diversi quesiti leciti, visto che oramai ci conoscevamo da parecchio tempo, ma non avevamo parlato mai di noi. Così tra una cosa e l’altra, se ne uscì così:
-Marika, posso dirti una cosa?
-Certo, ma devo preoccuparmi?
-No, no, non mi sento male e solo che ho un problema lì.
-Lì? Devi fare pipì? Guarda che dobbiamo aspettare ancora 15 minuti circa.
-Ma no, cos’hai capito! Mi piaci e vorrei dartene una dimostrazione!
-Marco, ma che cavolo stai dicendo? Vuoi scopare qui dentro?
-Sì, perché no? Mi sono eccitato. A te non ti fa eccitare essere qui dentro, soli, e lontani dal mondo?
-Ma …
Così mi silenzia e lentamente buttai lo sguardo tra le sue gambe. Effettivamente, il suo pisello era diventato assai grosso. Lo si vedeva eccome. I suoi pantaloni color senape stringevano così tanto che riuscivo ad immaginare già la sua cappella pulsate e succulenta. Non sono donna da fare queste cose, ma gli piacevo e allora, perché non provarci?
Allora appoggiai in un angolo dell’ascensore la mia cartelletta e mi avvicinai a lui a gattoni, abbassandogli la zip dei pantaloni. Lui, in quel momento, esclamò “mi piace come ti vuoi…sei sexy!” e guardare la scollatura della mia camicia rossa, dalla quale erano evidenti le mie grosse tette.
L’istante in cui scocca il desiderio
A quel punto, dunque, estrassi il suo cazzo grosso dai pantaloni ed inizia subito a fargli un pompino; la mia lingua esplorava in ogni angolo la sua cappella e mi divertivo a giocare con le linee del suo pisello. Lo sentivo sempre di più alterarsi nella dimensione e l’idea che quel grosso cazzo potevo ritrovarmelo tra le gambe iniziava a piacermi, tant’è vero che dopo averglielo ciucciato per un po’ e strapazzato, mi sono rivolta verso di lui e gli ho detto che ora volevo divertirmi anche io, proprio come lui.
Allora, a quel punto ci alzammo entrambi e lui, con le sue grosse mani, iniziò a sollevarmi lentamente la gonna; scorse i mie slip e poggiò il suo cazzo focoso tra le mie labbra della figa, ancora socchiuse, ma vogliose di provarlo. Non appena spinse leggermente, sentì subito che ero troppo secca per essere penetrata e, dunque, senza che gli dissi nulla, portò un suo dito sul mio clitoride ed iniziò a massaggiarmelo. Lentamente il suo cazzo iniziò a penetrare nella mia figa e, allo stesso tempo, il mio clitoride si ingrossava. Non appena fu dentro di me, iniziò a spingerlo per bene, così da potermi farcire al meglio; allo stesso tempo, però, non abbandonò il mio clitoride…voleva farmi sul serio sognare!
Così, dopo un paio di spinte ben assestate, inizia a sentire l’eccitazione che mi saliva e non potei fare a meno di fare un piccolo gridolino, incitandolo addirittura ad aumentare il ritmo. In quel momento sperai con tutta me stessa che il signore che aveva avvisato il tecnico dell’ascensore non mi avesse sentito e, fortunatamente, era stato così.
A quel punto, Marco estrasse il suo pene ed inizia a sentire la sua sborra che colava lungo le pareti della mia figa…era ancora calda. In men che non si dica, mi ripulii e mi ricomposi e, proprio dopo alcuni minuti, si azionò l’ascensore che ci portò all’ultimo piano.
-È ora di rimettersi a lavoro Marco!
-Di nuovo?
-Ma no, cos’hai capito? Vendiamo questa roba, altrimenti al capo cosa gli raccontiamo?
-Ok, tesoro!
Accennai un sorriso ed iniziammo a lavorare. Da quel giorno, io e Marco, siamo una coppia affiatata!
∞
Marco è un uomo di quelli in grado di far sognare una donna e, tutte, vorrebbero poter godere così. Questo racconto è perfetto per tutte le vogliose di sesso allo stato puro.
Marco sapeva farmi eccitare, di Marika di Roma
Prima edizione: Febbraio 2018, by Atlantia Media.
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