Mi son fatto la figlia di un mio cliente
Quando la scorsa settimana mi son ritrovato in ufficio da un mio cliente che non vedevo da parecchio tempo, e ho visto quella bella figa di Alessandra alla scrivania, mi sono chiesto chi potesse essere, se fosse la classica laureata assunta tanto per fare bella presenza e sgobbare in tutti i modi immaginabili e possibili, magari pure precaria e sottopagata, come del resto tante altre ragazze in questi anni.
Parlando del più e del meno con lui, mentre eravamo quasi alla fine del nostro incontro, gli ho chiesto se avesse deciso di dare un tocco più giovanile al suo ufficio, assumendo una nuova segretaria per gestire tutti gli aspetti amministrativi con un sorriso in più, particolare che non può certo non fare la differenza durante i tempi di crisi, dove accogliere bene un cliente significa fare già il primo passo giusto.
Prima ne abbiamo parlato in modo scherzoso, chiedendomi se la trovassi bella, e alla mia risposta schietta che la classificavo come una bella fighetta, ha scoperto le carte, dicendomi che si trattava di sua figlia: il mio imbarazzo di fronte alla situazione era evidente, considerando come mi son scusato in maniera impacciata per le mie parole, ma lui ha replicato ridendo, dicendomi che era normale ciò che gli ho detto.
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Mi ha fatto vedere quanto era troia
Nell’uscire dal suo ufficio ed avviarmi verso la porta, mi son soffermato un attimo alla scrivania di Alessandra e, salutandola e chiedendole come andava, ho fatto di tutto per cercare di allacciare un po’ il dialogo, come se in cuor mio sapessi già quale fosse il mio scopo finale, vale a dire, rimorchiarla senza tanti giri di parole e trombarmela per bene, vedendo se la figlia del cliente fosse davvero così interessante a letto.
In realtà, però, non potevo certo esagerare nel rivolgerle complimenti e proposte un po’ strane, proprio perché poco distante da noi, c’era pur sempre suo padre, il quale non avrebbe magari gradito questo tipo di atteggiamento nei confronti della prole in azienda: eppure, l’atteggiamento libero e divertito di Alessandra, mi spingeva a non tirarmi indietro dal farle la corte e cercare di portarla con me a cena.
Alla fine, dopo un po’ di battute scherzose e di divertenti racconti di lavoro e di vita quotidiana, ci siamo dati appuntamento per una bella cena in pizzeria, lasciando da parte ogni altra considerazione: siamo usciti insieme dall’azienda e, poco dopo, ci siamo avviati verso il suo appartamento, perché lei già se ne stava da sola a vivere, non avendo molta voglia di restare a carico dei suoi genitori.
Una volta arrivati, mi ha mostrato la sua simpatica abitazione: moderna, semplice ed elegante, era la casa che mi immaginavo potesse avere, ma di sicuro, non rispecchiava quelli che potevano essere gli standard della sua famiglia: vedendola per la prima volta, poteva sembrare la classica abitazione di una normalissima ragazza senza troppe pretese, in città per studiare o fare tante altre cose diverse.
Mi ha invitato a sedere con lei sul divano e, mentre mi accomodavo, mi son accorto che già il suo sguardo era attratto dal mio pacco e dal mio culo: lei guardava entrambi con un certo livello di soddisfazione, quasi come se avesse avuto una rivelazione nell’intravvedere il mio corpo, e scherzando, le chiesi se le piaceva osservarmi muovermi, soprattutto notando quei particolari così squisitamente hot.
Per tutta risposta, Alessandra si mise a ridere e, quindi, si abbassò la gonna e mi mostrò le sue cosce, con un’espressione da vera troia, pronta a conquistare le mie voglie: mordicchiandosi l’indice tra le labbra, e passandosi pure la lingua, mi disse che voleva scopare, senza troppi preliminari, una bella sveltina tra lei e me, alla faccia del lavoro e di tutte le paranoie che potevano esserci in azienda.
Le levai i vestiti, spogliandomi quindi con una certa foga, e quando fummo nudi entrambi sul divano, le misi il mio cazzo in mano, mentre il mio dito stimolava la sua figa vogliosa: e in pochi istanti, eravamo tutt’e due abbastanza bagnati e desiderosi di trombare, che non ci volle molto per riuscire ad essere pronti per godere insieme, condividendo un’indimenticabile avventura erotica nel suo appartamento.
Lei si girò a pecorina, e mostrandomi quel suo bel culo e quella figa bagnata, mi invogliò subito a metterglielo dentro: a quel punto, non feci altro che metterle le mani sui fianchi, e dirle di trombarmi lei, spingendo come una vera e propria troiona vogliosa, perché sarei stato il suo stallone, pronto a soddisfarla per un bel po’, prima di venire e riempirle la schiena o la bocca di sborra.
Alessandra mugolava già intensamente, e non si tratteneva in alcun modo, godendo e gemendo come una troia che sapeva bene quanto fosse irresistibile il cazzo da dietro, mentre io pian piano mi eccitavo sempre di più, e le sgrillettavo il clitoride a velocità sostenuta, perché volevo che spingesse di più e mi facesse venire come mai mi era successo prima, regalandomi sensazioni davvero uniche.
Poco dopo lei si lasciò andare, ansimando e annuendo rumorosamente per il godimento, e quindi lanciò il suo sospiro finale bagnandosi tutta, perché ormai l’orgasmo l’aveva del tutto piegata: continuò a spingere per un po’, e poi, mi disse che mi avrebbe fatto venire in bocca, perché non ce la faceva più. Lo tirai fuori e glielo misi tra le labbra: le serrò e iniziò a scoparmi il cazzo con quella bocca vogliosa e calda.
Mi ci vollero pochi istanti prima di piegarmi alle sue fantasie orali e riempirla della mia calda sborra: le si bevve quella calda fonte di vita con soddisfazione, ingoiando ogni cosa e guardandomi con un’espressione davvero soddisfatta…
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E sempre così quando si perde la testa per la figlia di qualcuno: bravo Luca che sei andato fino in fondo e te la sei trombata per bene, condividendo con noi questa meravigliosa storia di sesso.
Con la figlia di un mio cliente piene di fantasie, di Luca di Bologna.
Prima edizione: febbraio 2016, by Atlantia Media.
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